Il film in questione nasce come tesi finale di laurea per la scuola di cinema frequentata dal regista.
Avete capito bene. E’ una tesi di laurea. Esticazzi.
(Termine inteso con l’accezione usata nel Nord Italia, esclamazione di “meraviglia” e “stupore”. Specifico per i puristi rompicoglioni)
Se Lukas Feigelfeld comincia la sua carriera in questo modo, c’è ben da sperare per i suoi lavori successivi.
Il film è diviso in quattro parti, attraverso le quali seguiamo la storia della protagonista, l’Hagazussa, la “strega” del titolo o almeno è quello che pensano di lei tutti i bifolchi abitanti del villaggio vicino.
Una ricerca personale del regista nel folklore e nelle leggende locali ma soprattutto in quello che si cela dietro.
Viene narrata la classica storia dell’atipico, lo strano, il reietto mal visto dalla società o c’è qualcosa d’altro? Un richiamo primordiale, un viaggio di trasmutazione con la natura, un fato che si può solo accettare senza possibilità di appello?
Non aspettatevi i fuochi d’artificio, sacrifici o sangue sparso a secchiate.
L’impostazione è teatrale, quasi fosse un susseguirsi di fotografie.
La sovrastruttura tecnica ineccepibile, la protagonista magistrale.
Il numero di attori ridotto all’essenziale, i dialoghi quasi inesistenti.
Ma per tutto il film si è continuamente immersi in una natura che ti pretende, che ti comanda. Immersi nella sonorizzazione silenziosa che permette ad ogni piccolo respiro, sussulto, sospiro di emergere ed avvolgerti.
L’Hagazussa si ritrova isolata ma non è mai completamente sola.
Paese: Austria
Regia: Lukas Feigelfeld
Anno: 2017
Impressione: Bello bello