Se aveste voglia di vedere un film davvero brutto, questa è la scelta che fa per voi.
La sciroccata protagonista di questo evitabile film, vi apparirà simpatica quanto il riscaldamento globale fin dalla sua prima scena.
Faccia con grugno simile ad un bue muschiato per la quasi totalità del tempo, sgraziata, grezza, sciatta, deambula in malo modo per le vie di New York, apostrofando con fare vagamente disgustato chiunque le si avvicini.
Per non farsi mancare niente, fuma come una ciminiera, anche prima di cominciare a guidare una esilarante lezione di yoga, con la solita verve, simpatia e gentilezza che la contraddistingue. Se potesse “corcherebbe” di mazzate ognuno dei poveri allievi a lei assegnati ma, considerando la levatura morale di una certa parte di “insegnanti” del mondo dello yoga, questa forse è la parte più realistica.
La sua fidanzata non è da meno: “Mi ami, non mi ami, perchè fai così, smettila!, ma fumi ancora, vergognati! stai con me, ti sento lontana, non ti lascio da sola!”, etc…
Insieme sono una bomba di fastidio e di noia pronta ad esplodere.
E questi sono solo i primi 13 minuti.
VE NE RESTANO ALTRI 80 DI ORTICARIA ASSOLUTA.
“No, che!? Davero?!”
Tra le altre cose ricordiamo la capacità della protagonista di attirare nel giro di 12 ore, l’attenzione di ben tre poveri tapini dalle capacità mentali dubbie, ognuno dei quali sente il bisogno di provarci con lei, invitandola ad uscire.
EVIDENTEMENTE LEI EMANA FEROMONI CHE NEANCHE GLI INSETTI MUTANTI DEI FILM HORROR ANNI ’50.
E con un atteggiamento più da felino morto che da gatta morta, rilascia un due di picche a tutti.
“Gli insetti negli anni ’50.”
Il tedio continua con lo sfondo di un black out totale che mette fuori funzione tutto, anche i telefoni.
E sarebbe questo evento a dare il titolo al film e a fare da tema portante, se non fosse che la casa della protagonista è più illuminata di Piccadilly Circus la notte di San Silvestro e che lei non sembri minimamente turbata da quel poco di buio che la circonda.
Dopo 10 minuti senza tv e senza rete, è così annoiata che ci toccherà seguirla in photo shooting casalinghi con cambi d’abito schizofrenici, deliri, pianti e conversazioni in solitaria.
Leggere un libro sarebbe stato consigliabile.
Ad un certo punto il regista Nick Basile (????) si ricorda che:
“Cacchio l’ho chiamato Dark, mi sono dimenticato del black out, che famo ora?”
e decide di farla girare spaventata nel buio per ben 10 minuti, schioppando colpi di flash dalla macchina fotografica per farsi luce (che non la vuoi fare una citazione colta? James Stewart scusalo.)
Lo spettatore stremato, a quel punto si sta già chiedendo da 60 minuti perchè diavolo la protagonista non se ne vada tranquilla a letto a dormire, ponendo finalmente fine a questo strazio.
No ma, BELLO.
Foto di noi spettatori a 5 minuti dall’inizio.
Paese: USA
Regia: Nick Basile
Anno: 2014
Impressione: Inguardabile